
Il Coronavirus è l’argomento di questi giorni, specie da quando sono iniziate le diagnosi di contagio in Lombardia. La diffusione del virus, unitamente alla trattazione giornalistica dello stesso, ha causato un’impennata delle ricerche in merito.
E se le immagini degli scaffali presi d’assalto sono un ritratto del nostro Paese, allo stesso tempo lo sono anche le domande che nel Paese sono state fatte a Google.
Cosa stiamo chiedendo allora a Google, in questi giorni?
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Coronavirus: le notizie e il bisogno di informazioni
Per capire cosa stiamo cercando, basta ricorrere a Google Trends, strumento per la ricerca di keyword. Al primo posto, come ricerche associate al termine “Coronavirus” troviamo la query Coronavirus Italia, che ha raggiunto il suo picco tra il 23 febbraio: lo scorso fine settimana, quando sono iniziate le notizie sui primi casi nel nostro Paese.
In associazione, gli italiani hanno chiesto la mappa del Coronavirus e gli aggiornamenti: anche qui, il picco è il 23 febbraio, per poi iniziare a scemare lievemente. In particolare, a chiedere la mappa più di tutti, la Toscana: Prato e Firenze in cima, in quanto città con un’alta presenza di cinesi. Da ricordare, la notizia che a Prato sarebbero tornati 2500 cinesi in “quarantena fiduciaria”: ciò avrebbe generato apprensione.
Dopo la Toscana, l’Umbria: è infatti del 24 febbraio, giorno del picco della query, la notizia di 80 ternani recatisi a Bergamo per un evento sportivo e poi rimasti a casa per precauzione.
Ma andiamo avanti. Altre ricerche effettuate, in sequenza dopo “Coronavirus Italia” sono state: “Coronavirus notizie“, “Coronavirus news“, “Ultime Coronavirus“, “Coronavirus sintomi“.
Inoltre, gli italiani hanno associato a Coronavirus la query Sars, così da poter confrontare le due malattie. Infine, gli utenti hanno chiesto a Google quanto fossero i morti in Italia.
Altra associazione, quella con gli animali domestici: gli utenti hanno chiesto a Google se il virus fosse collegato ai gatti.
Ne emerge un quadro ben preciso: grande bisogno di informazioni, nel tentativo di capire quanto stesse accadendo intorno. Allo stesso tempo, la vasta mole di keyword sottolinea un interesse particolarmente alto: effetto e conseguenza anche della copertura mediatica sull’argomento.
Coronavirus: il “come fare”
Mentre cercavano di capire cosa fosse il Coronavirus, gli utenti passavano al “come”. Cioè si informavano sia sul “cosa fare” che sull’ Amuchina per disinfettare. Chiedendo a Google come farla in casa, il suo prezzo su Amazon, la ricetta.
Lunedì 24 febbraio sono state effettuate 500.000 ricerche su Amuchina gel, 100.000 sulla definizione di “pandemia”.
In Lombardia inoltre, dove c’è il focolaio principale, è cresciuta la keyword “smartworking“: il lavoro da remoto infatti, è la soluzione adottata dalle aziende e dagli uffici che hanno dovuto chiudere per quarantena.
Queste sono alcune delle parole chiave utilizzate. Sono significative perché ci raccontano un Paese focalizzato sul Coronavirus, preoccupato e intento a raccogliere quanti più elementi possibili.

Coronavirus: “cosa non ci dicono”
Un altro filone sul virus è quello più “complottista”. Tra le tante ricerche sul Coronavirus, figura il “cosa ci nascondono“, declinato anche come “Coronavirus verità“.
Si tratta di keyword che ricevono picchi regolari, scemati il 27 febbraio: proprio quando, dopo giorni di allarme e dirette ora per ora davanti agli ospedali, siti e testate d’informazione hanno lanciato l’appello ad abbassare i toni.
Si è però fatta strada una teoria secondo cui il Coronavirus sarebbe stato creato in laboratorio, tanto che come argomenti correlati abbiamo “arma biologica“, “profezia“, “teoria del complotto“. Ricerche queste che denotano scarsa fiducia nella versione ufficiale, affidando invece al web la conoscenza di una narrazione alternativa.
A tal proposito, sarebbe interessante profilare gli utenti di queste ricerche: solo fan delle serie apocalittiche, oppure cittadini confusi dai media e dalle istituzioni?
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