
Digital marketing: se ne parla molto, ma imprenditori e liberi professionisti ne conoscono davvero le potenzialità? Oppure il rischio è che sia qualcosa di ancora circoscritto agli addetti ai lavori?
Nei manuali di comunicazione e marketing sembra tutto lineare: clienti consapevoli, aziende virtuose. Ma basta uscire dal seminato per rendersi conto che la realtà è diversa: clienti che non hanno percezione dell’online, aziende familiari che portano avanti il principio del “noi abbiamo sempre fatto così”. La digitalizzazione un lontano miraggio.
Il rapporto Desi: l’indice di digitalizzazione
Secondo l’ultimo rapporto Desi, che misura proprio l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società della Commissione europea, l’Italia si posiziona al 23º posto tra gli Stati membri dell’UE.
In particolare, sono due i dati che fanno riflettere:
– solo il 10% delle PMI vende online, contro una media UE del 17%
– il fatturato dell’e-commerce, si attesta ancora all’8% del totale, mentre la media UE è del 10%.
Di fatto, le piccole e medie imprese italiane, stanno rinunciando ad acquisire vantaggio competitivo sulla concorrenza. E di conseguenza, stanno perdendo soldi. Perché curare la presenza online di un’azienda non è qualcosa di superfluo, né un vezzo.
Significa esserci, ma soprattutto significa:
– far sapere che si è presenti sul territorio
– attrarre nuovi clienti
– consolidare la relazione con quelli già esistenti.
Per questo motivo, prima di applicare una strategia di digital e content marketing, prima di creare contenuti, è necessario un passo indietro. Occorre infatti creare la consapevolezza nel cliente.

Formare al digital marketing: 3 verità
Non basta realizzare un sito, eppure alcuni lo pensano. Nonostante utilizzino continuamente i social, nonostante ricerchino notizie in rete e ricorrano sempre più all’ assistente vocale, quando poi si tratta del proprio business, i clienti sembrano dimenticarsene.
Il loro sito diventa una vetrina abbandonata a se stessa, mentre i social uno spazio in cui condividere una fotografia all’ultimo minuto, per poi essere dimenticati.
La digitalizzazione non è una questione prettamente tecnica, quanto un nuovo approccio alla propria azienda. Perciò, se si vuole pianificare una strategia di digital marketing, o anche solo di comunicazione, il cliente andrà formato.
Come? Mettendolo al corrente di alcune semplici verità.
1- Il fattore tempo
Innanzitutto il tempo: i contenuti per il digital marketing richiedono tempo. Anche una semplice foto ad esempio, ha bisogno della giusta angolazione, luce, formato ottimizzato per il social su cui andrà condivisa.
Nessun contenuto potrà essere efficace senza dedicargli tempo: sia essa la scrittura degli articoli del blog aziendale, o lo studio delle campagne di sponsorizzazione. Che si tratti del testo di una newsletter come dell’aggiornamento dei propri prodotti nell’e-commerce o di un video, il tempo è un fattore fondamentale.
E così come lo è per creare la propria brand reputation, lo è per vedere i risultati: ancora una volta, l’online richiede impegno e costanza. Per raggiungere gli obiettivi di posizionamento, e perciò vendita, è necessario mettere in conto interi mesi.
2- Chiedere informazioni
Chiedere il maggior numero di informazioni al cliente: si tratta di una regola che non viene mai ripetuta abbastanza, quando si parla di digital marketing, Seo e content.
Per mettere a punto non solo un progetto di digital marketing, ma anche di comunicazione efficace, è necessario conoscere bene il cliente. Sapere quali valori condivide, chi c’è dietro la sua azienda. Insomma: chi è l’azienda, l’imprenditore o l’artigiano a cui stiamo curando i profili social? A chi stiamo scrivendo articoli per il blog aziendale? Chi stiamo rappresentando con i video su YouTube?
Si tratta di una fase che richiede un contatto con il cliente, a partire dal primo incontro in cui si cerca di capire quali sono gli obiettivi da perseguire.
Spesso invece, i clienti si sottraggono: rimandano gli incontri, lesinano informazioni, oppure non prestano attenzione a quanto viene detto loro. Magari perché hanno l’impressione di perdere tempo parlando, perché non danno la giusta importanza alla loro presenza in rete, perché non considerano il digital una priorità. O perché non sono sufficientemente disposti a mettersi in gioco con linguaggi che non padroneggiano.
A quel punto il progetto fatica ad andare avanti, perché non si sa cosa si sta comunicando, né per conto di chi. Senza disponibilità, ci si ritrova a un punto morto: meglio dunque chiarirlo fin da subito.
3- Follower non significa successo
Altro accorgimento, spegnere subito la fame da follower. Spesso il cliente è portato a credere che, affinché il progetto abbia successo, le sue pagine social debbano contare migliaia di follower.
In realtà, le variabili in gioco sono molte: il target di riferimento, il tipo di prodotto, l’area geografica a cui ci si rivolge, il budget investito in sponsorizzazioni. Ma di fatto, non è il numero a fare la differenza: lo è invece l’attività dei follower, e quanto essi si trasformino in ambassador del prodotto/servizio.

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